Non vi sono dubbi: Il 2017 verrà ricordato come l’anno dello Smartworking.

L’introduzione della legge n.81 e la direttiva Madia sulle P.A., ha definitivamente rimosso alle aziende “l’alibi” che frenava l’applicazione di questo nuovo modo di lavorare che pone come obiettivo quello di massimizzare la produttività attraverso l’adozione di un modello flessibile e orientato al raggiungimento dei risultati.

E’ stato questo il messaggio chiave di apertura della edizione Ottobre 2017 del convegno di presentazione dei risultati dell’Osservatorio Smart Working organizzato dal Politecnico di Milano, un organo che da diversi anni mette insieme attività di ricerca dei propri collaboratori ed esperienze raccolte dal  mondo del lavoro per cercare di dare un quadro completo circa il fenomeno di diffusione dello smartworking nel mercato italiano;

 

Sebbene il fenomeno non faccia ancora parte integrante della cultura imprenditoriale italiana, dai numeri raccolti sul campo, è risultato evidente che l’indice di interesse e la stessa applicazione dello smartworking sta via via aumentando (35% di attivazione di progetti agili, contro il 30% dello scorso anno).

Soprattutto è opportuno evidenziare che aldilà dell’incremento, le aziende che hanno adottato queste sperimentazioni siano poi rimaste attive ed anzi siano diventate pervasive all’interno dell’azienda, prova evidente che lo Smartworking non è una moda passeggera ma sia realmente in grado di portare risultati tangibili alle aziende che lo sposano.

Oltretutto c’è una buona fetta degli intervistati che, sebbene non stia ancora attuando progetti di lavoro agile, ha dichiarato la volontà di una possibile applicazione nei successivi 12 mesi.

Fonte: Osservatori.net

 

Sotto i concetti evidenti di miglioramento del bilanciamento lavoro/vita personale e di produttività indotta dalla flessibilità di questo modello che costituiscono la punta dell’iceberg del fenomeno smartworking, come evidenziato dai ricercatori dell’osservatorio si nascondono una serie di forti correlazione tra la capacita di applicare il modello e lo sviluppo di una serie di skills e orientamenti culturali di cui lo smartworking può essere un forte driver ed amplificatore.

Maturita di leadership, sviluppo di digitalizzazione e capacità di interagire con tali strumenti in modo flessibile sono solo alcuni esempi dei fattori che, da una parte rappresentano un requisito all’applicazione dei progetti agili, dall’altra diventano un naturale adattamento che le aziende acquisiscono adottando lo smartworking.

Interessante è stato il panel delle esperienze presentate dai vari settori lavorativi sia pubblici che privati attraverso l’intervento di personaggi di rilievo di istituzioni quali il dipartimento per il personale della presidenza del Consiglio dei Ministri, Vodafone, AXA, che hanno evidenziato come vi sia un reale interesse ad applicare il lavoro agile all’interno delle proprie organizzazioni e quali possono essere pre-requisiti sia culturali che tecnologici che lo Smartworking porta necessariamente a mettere in discussione.

 

L’importante lavoro dell’osservatorio ha infine approfondito anche “l’altra parte” coinvolta nella sfida dello smartworking, ovvero come il lavoratore percepisca l’applicazione del modello agile per l’erogazione della propria professionalità: i risultati hanno mostrato come gli obiettivi tipicamente di produttività fissati dall’azienda sia effettivamente rispecchiati nella soddisfazione che ha il lavoratore nel lavorare con questa modalità e verificano quanto questo sproni anche al miglioramento delle acquisizione delle softskill digitali, di comunicazione, organizzazione e di leadership personale rispetto ai lavoratori tradizionali.

 

Come dice lo stesso osservatorio, sotto la superfice dello Smart Working così come oggi lo conosciamo c’è una grande opportunità di contribuire a ripensare il lavoro del futuro per avere imprese e PA sempre più produttive ed intelligenti, lavoratori più motivati e capaci di sviluppare i propri talenti e le proprie passioni e una società più giusta, sostenibile ed inclusiva.

Quel mondo più Smart in cui tutti noi vogliamo vivere!

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Giuseppe Arduino

Informatico per natura (e cognome), ingegnere per studio e commerciale per vocazione, aiuto le aziende a concentrarsi sul proprio business attraverso la filiera tecnologica Nextip e le soluzioni di smartworking dedicate al mondo dei contact center. Ogni settimana condivido risorse e webinar sul nostro canale Telegram: Nextip2010